Il quarantennale, e altro, della scomparsa di 'Silvio Saglio'

"La Traccia"  n.28 - luglio 2004

    Molte le testimonianze, alcune pubblicate anche su questo notiziario, sull’operosità di questo nostro Past-President che ha sorretto magistralmente le sorti del sodalizio per 14 anni: dal 1951 alla sua inattesa e prematura scomparsa avvenuta il 19 luglio di quarant’anni fa, a soli 68 anni, dopo una breve ma inesorabile malattia. Tuttavia, poco si è scritto sull’importante ruolo assunto e svolto nell’ambito della SEM. L’intento è di colmare questa lacuna sulla base degli atti del Consiglio esistenti in archivio e delle testimonianze anzidette.
    Silvio Saglio, reduce della prima Guerra Mondiale con il grado di sottotenente del Genio, conseguì nel 1921 la laurea di Dottore in scienze economiche e commerciali, all'università Bocconi di Milano, e a trent’anni, nel 1926, approdò alla SEM, in un momento di travaglio e di grande fermento per il gruppo dirigente. Infatti, in quell’anno, necessitarono quattro Assemblee dei Soci per ricomporre le problematiche in essere che hanno comportato anche le dimissioni in blocco del Consiglio. Ciò nonostante il neo Socio riuscì a mettersi subito in luce, per la sua efficace attività di coordinatore occupandosi dei problemi organizzativi della sezione (attitudine innata che probabilmente denotò anche la rapida carriera militare).
    Si dedicò particolarmente alla direzione delle gite sociali, tracciando gli itinerari, la descrizione del gruppo montano o della vetta meta dell'escursione, i tempi di marcia e la logistica dell'avvicinamento, riscuotendo la simpatia e la stima dei soci.
    Questa popolarità gli valse l’elezione a Consigliere con il maggior numero di consensi (99) nell’Assemblea del Soci del gennaio 1927. Rimase in carica fino al gennaio 1929 quando, per intervento diretto delle istituzioni di categoria controllate dal regime politico di allora, il Consiglio della SEM fu riformato d’ufficio.
    A Silvio Saglio venne attribuito il mandato di “Direttore”, nuova figura del direttivo forse istituita per la continuazione dell’importante ruolo fino allora da lui svolto.
    Contemporaneamente, la prima impresa risale al settembre di quell’anno, entra nel gruppo giovani arrampicatori semini: Vitale Bramani, Ettore Castiglioni, Eugenio Fasana, Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, con i quali apre vie nuove in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di S. Martino; mostrandosi un alpinista medio ma tenace, che considerava il rapporto con la montagna un mezzo per l'acquisizione di una gioia interiore.
    Un successivo colpo di scena risale alla riunione consigliare del gennaio 1930, dopo cinque mesi di commisariamento della SEM, che trattava anche di un inespresso “Caso Saglio” considerato opportunamente già chiuso anche se irrisolto, lasciando vacante l’incarico di organizzazione delle gite sciistiche. Ma già ad aprile Silvio Saglio rientrò nel Consiglio con l’incarico di organizzare le gite alpinistiche, incarico eclissato dopo soli due mesi, del quale non si rilevano però motivazioni agli atti interotti alla fine del febbraio 1934, determinandone l’oblio.
    Dopo la forzata lunga pausa per i gravosi e dolorosi eventi bellici della seconda Guerra Mondiale - Silvio Saglio fu richiamato alle armi con il grado di capitano ed il comando di un battaglione - l’assemblea dei Soci della SEM del maggio 1948 elegge i Consiglieri tra i quali riappare Silvio Saglio, che nella prima riunione del Consiglio d’inizio giugno ne assume la carica di Vice Presidente.
    Va detto che questo avvenne mentre era già Consigliere e Vice Segretario Generale del CAI Centrale. Ciò non gl’impedì di accettare, in SEM, anche la Presidenza delle Commissioni Gite, Accantonamenti (suoi primi cimenti), e di occuparsi della Scuola di Alpinismo, Biblioteca e Manifestazioni Sociali.
    Tre anni dopo assurge alla carica di Presidente della SEM, mantendo anche quella della Commissione Accantonamenti nonché gl’impegni nel CAI, che si ampliarono, nel 1956, con la carica di Segretario Generale.
    Il Consiglio presieduto da Silvio Saglio - nel 1954 articolato in 15 cariche istituzionali e 4 Commissioni costituite da 17 membri - fu notevolmente impegnato per finalizzare gli obbiettivi in essere ed i nuovi, oltre a svolgere la già congrua attività di normale amministrazione. Per riuscirvi si riuniva due volte al mese intercalate con le “adunate” delle Commissioni. Un impegno a tempo pieno che non poteva che sortire importanti risultati ordinari e straordinari, alcuni dei quali sono ancor oggi sotto i nostri occhi, prescindendo gli ineluttabili rifugi che potevano essere anche di più, se le possibili ulteriori acquisizioni non fossero state valutate con saggezza.
    Nel 1957, ad una migliore e consolidata situazione economica derivante dalla sistemazione del “patrimonio rifugi”, si contrapposero contrasti interni al Consiglio, in ordine a problematiche organizzative ma anche istituzionali che sfociarono, nel 1958, nelle dimissioni del Segretario ritirate solo dopo sei mesi.
    Dopo un triennio di esperienza, il 1958 segnò il decollo definitivo della “Scuola di Alpinismo”, che organizzò un Corso sezionale in primavera ed un Corso in estate ripetuto per tre turni di Accantonamento ai Rifugi Zamboni-Zappa. Nei medesimi si svolse, in autunno, il Corso organizzato dalla Sede Centrale CAI per Istruttori Nazionali di Alpinismo, in collaborazione e con la partecipazione di Soci SEM. Ciò ha propiziato la proposta della stessa, alla Commissione Centrale di Sci Alpinismo, di organizzare un omonimo Corso nella stessa sede, che però non ha avuto seguito.
    Per queste attività Silvio Saglio venne nominato, dal Consiglio SEM in occasione del corso di alpinismo 1960, Direttore della Scuola di Alpinismo che nel 1963 fu riconosciuta dal CAI “Scuola Nazionale”.
    Altri eventi significativi curati nei particolari da Silvio Saglio, come era solito e piaceva fare quando ne aveva il tempo, si succedettero in quell’anno: la seconda iniziativa finalmente riuscita della Scuola di Sci Alpinismo e la realizzazione del sentiero Rosareccio - Alpe Pedriola, la prima con sede ai Rifugi Zamboni-Zappa e il secondo per raggiungere gli stessi da un itinerario alternativo che prese poi il suo nome. Entrambi gli avvenimenti son stati da lui dedicati al Centenario del CAI.
    E’ poi maturato anche l’invito alla SEM di proporre un candidato per frequentare il Corso di Sci Alpinismo per istruttori, organizzato dalla Commissione Centrale nel1964.
    La prima riunione del Consiglio del maggio di quell’anno, che segnò anche la costituzione spontanea - in SEM - del Gruppo Grotte, fu l’ultima presieduta dal Presidente Silvio Saglio e vi è nota del suo stato di salute - “malattia fortunatamente in via di guarigione” - solo in quella di metà giugno.
    Il Consiglio del 22 luglio ricordò la figura del Presidente improvvisamente scomparso e predispose le iniziative in sua memoria, tra le quali la dedica della Scuola Nazionale di Alpinismo della SEM.
    Di Silvio Saglio alla SEM rimane, più di tutto, il ricordo del continuo desiderio di vagabondare per i monti e la volontà di trasmettere in ogni modo quell’innata passione, vissuta nella completa solidarietà di quel mondo che amava tanto.

Jeff  

    ll ricordo più vivo che ho del Dott. Saglio non è legato al suo ruolo di presidente della Sem.
    I coniugi Saglio non hanno avuto figli e di questo ne erano rattristati: qualcuno o loro stessi erano convinti che il troppo accompagnare fatto dalla signora Mariuccia su e giù per i monti e cime ne fosse la causa.
    Per noi avevano una certa benevolenza e fu proprio quando cominciai a fare qualche rally di scialpinismo che questa benevolenza si fece attenzione ed anche insistenza. Credo che prima cercò di convincere nostro padre che per una ragazza sarebbe stato meglio abbandonare queste fatiche, ma nostro padre doveva essere contento e certamente gli ricordava il suo passato.
    Io ci presi gusto: la condotta di gara della squadra della Sem della quale facevo parte anche se composta da fondisti (Silvio Ratti, Guido Bonali, ecc) non era certo correre ma non perdere tempo in soste, in cambi di attrezzature, ma soprattutto di darci sotto in discesa (allora andavo forte).
    Fu così che decidemmo di partecipare con più squadre al rally Cai-Caf organizzato dalla Sem nel 1961 zona Pizzini - S.Matteo: era d'obbligo per le squadre dormire fuori in igloo, truna o tenda. Scavammo una bellissima truna per due squadre ed un solo ingresso.
    Tanto fece e tanto disse che a tarda sera, quando tutti dormivano, venne a tirarmi fuori per farmi dormire in rifugio. Non stava bene che una ragazza dormisse così, in quei disagi e poi mi rassicurò che essendo il presidente del comitato organizzatore nessuno avrebbe potuto obiettare qualcosa. Ci rimasi molto male perché mi divertivo un sacco: guadagnammo un ottimo piazzamento ma non mi sembrò molto meritato per quella notte in rifugio!
    Quell'anno feci un sacco di gite ma la stagione terminò brutalmente dopo lo Spigolo del Badile da Bondo a San Martino con ..... una bella nefrite che mi accompagnò per qualche anno.
Che avesse ragione il Dott. Saglio ci si domandava tutti.? Il prosieguo fino ad ora dice che fu solo un incidente di percorso.

Lia Risari Gaetani


    Per sintetizzare la figura di Silvio Saglio sarebbe sufficiente dire “Enciclopedia parlante delle Alpi”. Nessuno più di lui aveva una conoscenza così dettagliata ed approfondita delle nostre montagne; nessuno più di lui aveva percorso tutti i sentieri, descrivendoli minuziosamente nelle “Guide verdi” “da Rifugio a Rifugio”.
    Il suo studio, in Corso Buenos Aires era un magazzino di librri di montagna, di articoli e di appunti raccolti nel suo girovagare continuo tra le Alpi e le Prealpi, di schizzi e di fotografie che man mano andava raccogliendo per illustrare i suoi scritti, sempre coadiuvato dalla moglie Mariuccia Bardelli, che con lui condivideva tutte le escursioni. Ed è per questa sua enciclopedica conoscenza delle montagne, forse più che per la sua attività alpinistica vera e propria, non eccelsa, ma comunque contrassegnata da alcune vie nuove nelle Alpi lombarde, che, seppure non in giovane età, fu accolto nel ristretto numero degli “Accademici del CAI”. Egli era veramente una delle più valide colonne del CAI e uno dei suoi più efficaci illustratori, soprattutto nel campo delle pubblicazioni e della editoria: in questo settore la sua competenza era estesa e la sua attività intensa.
    Era un’autentica miniera di dati e autore di migliaia di fotografie di montagna, tuttora custodite dal T.C.I. di cui era dipendente in qualità di direttore di redazione delle “Guide dei Monti d’Italia”.
    Innumerevoli sono i ricordi che costellano la mia memoria: dalle prime vacanze sciistiche, prima della guerra , a S. Caterina di Valfurva dove le mie piccole mani gelate venivano avvolte da carta di giornale per meglio ripararle dal freddo, alle gite in montagna durente le quali ci veniva illustarto tutto il panorama delle vette circostanti, alle riunioni nella sua casa dove si gustava il vero “Genepy” prodotto e confezionata con le erbe che andava raccogliendo durante le sue peregrinazioni. Per ultimo ricordo la “sua” baita di Macugnaga, dove amava rintanarsi godendosi il panorama del Rosa.
    Purtroppo la morte lo ha colto proprio in un momento di cui la sua felicità aveva raggiunto l’apice con l’acquisto di una Volkswagen che gli avrebbe permesso di continuare con più libertà òe sue escursioni, quelle escursioni che egli guidava rammentando sempre a noi giovani che per salire non occorre correre, ma mantenere sempre il passo “della vacca stracca”.
 

Lorenzo Bozzoli Parasacchi


    Cara "La Traccia",
mi chiedi un ricordo del dott. Saglio: ma io non ho "un" ricordo specifico di un avvenimento che ci abbia coinvolto e che balzi vivo alla mia memoria, - sono anche passati 40 anni dalla sua morte -, ma tanti ricordi che si sommano e che definiscono la sua personalità.
    In sintesi, direi che era un "professionista" della vita montagnina, a differenza di tutti gli altri soci ed amici della SEM che erano e sono attivi in mille professioni diverse, e praticano la montagna nelle ferie o nei giorni liberi dal loro lavoro.
    Infatti Saglio era immerso "full-time" nel mondo della montagna:
- come collaboratore del TCI dirigeva la collana delle "Guide" del TCI e del CAI e lui stesso ne curò la stesura di qualcuna;
- come vice-segretario generale e poi come segretario generale del CAI conosceva molto bene i personaggi che operavano nel mondo alpinistico;
- come vice-presidente prima e poi come presidente della SEM aveva una parte rilevante nel mondo milanese e lombardo e nell'organizzazione della vita sociale.
    Aveva, quindi, conoscenze molto vaste di persone, di fatti e di cose: sapeva individuare il generale più idoneo per la raccomandazione di un aspirante alpino o per ottenere una corvè di muli per la costruzione di una opera alpina; sapeva suggerire un custode idoneo per un rifugio e un percorso adeguato ad una comitiva; gli piaceva raccontare, nelle serate o durante le gite, aneddoti e storie di alpinismo (ecco... mi viene un ricordo specifico: il suo attivo sostegno alle ricerche di Romano Merendi scomparso in alta Valpelline); sapeva tutto o quasi tutto di fiori, di rocce, di ghiaccio, ma soprattutto sapeva dove andare a cercare gli approfondimenti e le curiosità nella sua vasta biblioteca.
    Anche il suo zaino era quello di un professionista: c'era tutto quanto potesse occorrere durante una gita, anche a fronte di sorprese: la sua "schiscetta" conteneva quanto di più appetitoso ci fosse, ma soprattutto del buon formaggio di monte, perché amava attenersi al noto proverbio.... Risaliva a lui la scoperta di una trattoria a Feriolo dove ci si fermava a mangiare del buon pesce fritto, di ritorno dai frequenti sopralluoghi alla Zappa, negli anni 1953-54, durante la costruzione del rifugio
    Saglio aveva un carattere sereno e fattivo: le riunioni presiedute da lui raramente erano accese o inconcludenti, ma, di solito, portavano senza fatica a conclusioni, perché lui sapeva preparare gli argomenti e mettere in esecuzione le deliberazioni in tempi rapidi...
    E, si sapeva, un grande appoggio gli veniva dalla moglie, la signora Mariuccia, che aveva condiviso con lui molta attività alpinistica e che amava lo stesso modo di vivere.


Piero Risari

"La Traccia"  n.1 (I^ serie) - novembre 1997

Il 19 luglio ricorre il 33° anniversario della scomparsa di Silvio Saglio. Nato a Novara nel 1896, si iscrive alla SEM nel 1926 e si mette subito in luce per Ia sua efficace attività di organizzatore. Entra nel gruppo dei giovani rampicatori semini : Vitale Bramani, Ettore Castiglioni Eugenio Fasana, Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, con i quali apre parecchie vie nuove in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di San Martino.
E' un alpinista mediocre ma tenace, che considera il rapporto con la montagna un mezzo per l'acquisizione di una gioia interiore, Ne/ 1931, un altro socio della SEM, Gaspare Pasini, fonda "Lo Scarpone" sul qua/e Silvio Saglio inizia subito la pubblicazione di una serie di monografie alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche che si susseguiranno per 247 puntate.
Ricorda Gaspare Pasini: "pochi sanno che l’origine di queste monografie furono proprio in seno alla SEM ove Silvio Saglio nel 1931 curava l’organizzazione delle gite sociali.... egli soleva pubblicare su foglietti volanti da distribuire ai soci, la descrizione del gruppo montana o de/la cima che si intendeva raggiungere con la riproduzione della relativa cartina topografica, l'indicazione degli orari dei mezzi di trasporto e dei tempi di marcia...."
Nell’aprile 1932, il TCI gli affida l'incarico di redattore della "Guida dei "Monti d'ltalia". lnizia cosi l'attività di Silvio Saglio scrittore e fotografo di montagna, la sua qualità più conosciuta. La sua competenza é vastissima, nei suoi scritti tratta svariati argomenti : toponomastica, storia dell'alpinismo, botanica, geologia. La sua produzione letteraria é notevole 9 volumi della "Guida dei Monti d'ltalia" 11 volumi della collana " Da rifugio a rifugio " oltre a numerose altre opere, monografie e articoli. Ad un uomo tanto dedito e competente non potevano mancare certo incarichi e articoli:
- nel 1946 è consigliere Centrale del CAI,
- dal 1947 al 1955 é Vice Segretario Generale del CAI,
- nel 1950 é Presidente della Commissione Toponomastica del CAI,
- dal 1956 al 1958 è elettc Segretario Generale del CAI,
- nel 1949, per i suoi meriti particolari viene ammesso nel Club Accademico e, ne/ 1952, viene eletto Consigliere del movimento per la protezione della natura.
Presidente del Comitato delle pubblicazioni del CAI, Segretario della commissione organizzativa per la spedizione italiana al K2, membro della Commissione per la revisione toponomastica della cart5a d'Italia presso I’IGM.
Nel 1962, il TCI gli affida la direzione del parco Valentino al Coltiglione, nel quale Saglio avrebbe tanto desiderato realizzare un museo delle Grigne.
Nonostante i numerosi impegni Silvio Saglio trova però sempre il tempo di dedicarsi alla "sua” SEM che rappresenta per lui una seconda grande famiglia nella quale aveva tanti amici sinceri e devoti.

Giuseppe Marcandalli